Lโesploratore conobbe nellโOttocento la sua consacrazione definitiva. Lโiconografia popolare racconta le gesta di uomini alla conquista di immensitร sconosciute, con in testa il casco coloniale e nelle mani una mappa, un sestante o un fucile: un ritratto eccezionale, ma ingenuo. Nella realtร , gli esploratori furono espressione di unโepoca, con una precisa funzione sociale e politica: informare i contemporanei sullo stato del mondo, cercare risorse, fondare colonie. Al tempo stesso, perรฒ, dai loro diari traspaiono uomini inquieti, a disagio se non in totale rottura con le societร da cui provengono. Nelle ยซterre incogniteยป gli esploratori cercavano non solo fama e ricchezze, ma la possibilitร di dare un senso alla propria esistenza. Di quellโepopea il cinema e lโeditoria hanno consegnato una lettura quasi esclusivamente anglosassone, imperniata sui nomi di Livingstone, Stanley, Burton, Speke. In Italia, per una strana ritrosia, sulla grande stagione dellโesplorazione per decenni si รจ preferito sorvolare. Marco Valle si รจ messo sulle tracce di quella ยซcomunitร avventurosaยป italica che percorse le zone piรน selvagge e inesplorate dei cinque continenti: da Ippolito Desideri in Tibet a Giacomo Beltrami alle sorgenti del Mississippi; da Orazio Antinori a Giacomo Doria a Luigi Amedeo di Savoia fino a Odoardo Beccari nel Borneo, Giacomo Bove in Patagonia, Pietro Savorgnan di Brazzร in Congo, Guglielmo Massaja e Vittorio Bottego in Abissinia, Giovanni Miami sul Nilo, Giovan Battista Cerruti in Malesia. E ancora nel Novecento Alberto de Agostini in Patagonia, Raimondo Franchetti in Dancalia, Giuseppe Tucci in Asia e Ardito Desio nel Sahara. Fino a oggi, con Samantha Cristoforetti nello spazio, continuatrice della saga dei nostri ยซcapitani coraggiosiยป.