Col Trattato di Versailles, al termine della Grande guerra, la Germania è condannata a pagare in trent'anni 132 miliardi di marchi d'oro. Le conseguenze della miopia dei vincitori emergono presto: una Germania frustrata e indignata diventa il vivaio ideale per la nascita del nazismo. Dopo la Seconda guerra mondiale tutto cambia: il Piano Marshall finanzia la ricostruzione europea e, più tardi, nella conferenza di Londra del '53, i Paesi creditori decidono di cancellare metà del debito tedesco. Ma non esistono solo i debiti di guerra, ci sono anche quelli contratti in tempo di pace. L'Europa degli anni più recenti ha affrontato la questione senza riuscire a dimostrare unità. Il caso del debito greco esplode nel 2009, seguito da una crisi di rapporti greco-tedeschi: la Grecia accusa la Germania di non aver onorato i debiti contratti con la guerra, mentre i tedeschi accusano la Grecia di aver truccato i conti. L'Unione vacilla sotto il peso della crisi. Oggi, per capire le polarizzazioni e i contrasti sulle politiche dell'austerità è fondamentale isolare gli snodi storici che hanno definito i rapporti tra creditori e debitori in Europa. È quello che fa Sergio Romano attraverso gli ultimi centocinquant'anni, sottolineando come la fiducia reciproca tra i popoli abbia svolto una funzione fondamentale per superare i momenti di difficoltà e avviare la ripresa.
Sergio Romano, storico, saggista e diplomatico, ha insegnato in varie università in Italia e all'estero. È editorialista del "Corriere della Sera". Tra le sue pubblicazioni più recenti: L'arte in guerra (2013) per Skira; Morire di democrazia. Tra derive autoritarie e populismo (2013), Il declino dell'impero americano (2014), In lode della guerra fredda. Una controstoria (2015) e La quarta sponda. Dalla guerra di Libia alle rivolte arabe (2015) per Longanesi; Berlino capitale. Storie e luoghi di una città europea (2016) per Il Mulino. Nel catalogo Laterza anche Lo scambio ineguale. Italia e Stati Uniti da Wilson a Clinton (1995).