Nel 1843 apparve a Bruxelles il libro di un nobile francese, il marchese de Custine, intitolato La Russia nel 1839. Era un quadro dei costumi politici e sociali dellâImpero zarista ed ebbe un grande successo, non soltanto in Belgio e in Francia, nel momento in cui la Russia dopo le guerre napoleoniche era ormai una potenza mondiale. Ma questo grande Paese, nella descrizione di Custine, era anche lo Stato in cui sopravvivevano molte caratteristiche dellâepoca feudale: autocrazia, servitÚ della gleba, enormi ricchezze e grande povertà , analfabetismo diffuso, arbitrio giudiziario. Nei decenni seguenti la Russia divenne sempre piÚ grande e potente, ma la descrizione che ne era stata fatta da Custine sopravvisse nellâopinione pubblica europea. La tenacia e lâeroismo dellâArmata Rossa nella guerra contro la Germania nazista giovarono allâimmagine della Russia nel mondo, ma non sino al punto di evitare che la potenza sovietica, durante la Guerra fredda, venisse percepita come una possibile minaccia. La Guerra fredda è finita da tempo, ma i sentimenti e i timori anti-russi sopravvivono. Il Paese che lâOccidente considera piÚ estraneo ai suoi principi e alle sue regole è anche quello che, pur considerandosi erede dellâImpero bizantino, ha maggiormente cercato di imitare lâEuropa.
PerchÊ dunque continuiamo a considerare la Russia un Paese estraneo, diverso e in opposizione a ÂĢnoiÂģ europei? Che cosa porta lâEuropa a vedere nella Russia una civiltà nemica e separata? Sergio Romano ci svela le dinamiche di questo paradosso con un affascinante racconto che attraversa tutta la grande e impetuosa storia russa.