Nellâestate del 1940, un ragazzo di undici anni ascoltÃ˛ il padre che leggeva e spiegava ai fratelli maggiori lâInferno di Dante; le due estati seguenti toccÃ˛ a Purgatorio e Paradiso. âLe cicale concertavano nel fico, il fumo della Macedonia di mio padre sbandava rampicando per lâaria, le nostre motosiluranti solcavano invitte il golfo della Sirte, e io, praticamente, non capivo nulla.â Mezzo secolo piÚ tardi proprio quel ragazzo, Vittorio Sermonti, avrebbe letto e spiegato Dante ai microfoni della radio e in piÚ di cinquecento
letture pubbliche. CosÃŦ è nato questo âracconto-commentoâ della Divina Commedia, che si poneva un obbiettivo solo apparentemente modesto: âconsentire a un qualunque italiano dotato di cultura media, intelligenza e un poâ di passione di percorrere il piÚ gran libro scritto in italiano senza interrompere continuamente lâavventura per approvvigionarsi di notizie, delucidazioni e varianti nei battiscopa di note, che spesso rasentano il soffitto della paginaâ. à un obbiettivo in realtà ambiziosissimo, e per raggiungerlo era necessaria la prosa insieme raffinata e colloquiale, accurata e ironica di Sermonti.